Nei giorni scorsi una delegazione composta da Coalizione Italiana per le Libertà ed i Diritti civili (CILD), Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) e IndieWatch si è recata sull’isola di Lampedusa dove ha appreso dell’esistenza di sistematiche violazioni dei diritti umani nei confronti di categorie vulnerabili all’interno dell’hotspot.
Nella giornata di giovedì 8 marzo 2018, a seguito di un incendio divampato in una stanza del centro, vi sono stati, altresì, scontri all’interno dell’hotspot tra agenti e alcuni ospiti durante i quali hanno riportato lesioni anche una minore di anni otto ed una giovane donna.
Centinaia di persone (migliaia di transiti all’anno) vivono nell'Hotspot di Lampedusa in condizioni igieniche e materiali indecorose. Vi sono anche minori e donne in condizioni di sostanziale promiscuità con i maschi adulti. Non esiste una mensa e il cibo è di scarsissima qualità (gli ospiti devono consumarlo in stanza o all'aperto); i water alla turca sono senza porte ed i materassi sporchi. Il centro è ufficialmente chiuso, quindi chi vuole uscire lo deve fare di nascosto. Esistono difficoltà nel formalizzare le domande di protezione internazionale e ai richiedenti asilo non viene rilasciato alcun titolo di soggiorno. Di fatto, i richiedenti non possono lasciare l’isola perché senza un titolo di soggiorno non possono acquistare biglietti aerei o per il trasporto via mare, e sono costretti a vivere nell’hotspot anche per diversi mesi. L’impossibilità di lasciare l’isola aggrava la condizione degli ospiti: essendo molti di loro richiedenti asilo gli stessi potrebbero liberamente spostarsi sul territorio italiano, ma l’inadempienza della pubblica amministrazione che non rilascia il permesso di soggiorno per richiesta asilo determina una grave lesione del diritto all’autodeterminazione e alla libera circolazione e alla libertà personale di tutti. In più è leso il diritto alla difesa, in quanto non è consentito agli avvocati di poter accedere nella struttura per conferire con i propri assistiti, come riscontrato dai legali delle Associazioni lo scorso 6 marzo e risulta esserci una informativa sui diritti dei migranti e dei richiedenti asilo particolarmente limitata.
Da molti anni le condizioni dell’ hotspot di Lampedusa sono oggetto di dure denunce pubbliche e di condanna unanime, senza che però abbiano in alcun modo subìto miglioramenti. Per tutti, valga la 6 denuncia delle condizioni materiali resa pubblica dal Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, che nel suo rapporto annuale del 2017 definisce l’hotspot di Lampedusa come “squallido e trasandato”, precisando che “mancano (…) locali comuni dove passare il tempo, dove mangiare (non c’è la mensa e il cibo, cucinato sul posto, viene confezionato in piatti chiusi con il cellophane e distribuito alle persone che mangiano dove possono, sul letto oppure fuori). Non c’è una lavanderia: agli ospiti viene dato del detersivo per lavare i loro vestiti nei lavandini (piccoli) dei bagni. Non c’è un cortile, ma solo lo spazio che intercorre tra le due file di edifici in cui sono posti i dormitori e gli uffici. Alla domanda se ci sia un luogo per pregare, gli operatori del Centro hanno risposto che di solito si mettono “in fondo fuori”. I padiglioni sono in strutture prefabbricate. I dormitori sono composti da stanze da 12 letti, ma in alcune stanze i letti sono a castello e quindi diventano da 24, o addirittura, se necessario, da 36 se viene estratto il materassino che si trova sotto il letto più basso. I locali per dormire sono dei cameroni con i letti uno a fianco all’altro, privi di qualsiasi punto d’appoggio. (…) I bagni per le donne hanno tre docce e tre water alla turca e dei lavandini di metallo. Hanno l’aria sporca e l’odore entrando è molto sgradevole e forte”.
Tutte condizioni che sono state confermate dallo stesso Garante nazionale dopo la recentissima visita del 23 gennaio 2018, a seguito della quale in una intensa conferenza stampa ha nuovamente denunciato con forza le condizioni disumane del centro e rimproverato al Governo di non aver provveduto ad alcun miglioramento, nonostante le denunce dell’anno precedente. Il Garante nazionale, il 23 gennaio 2018, ha riaffermato, quindi, che le condizioni materiali, al pari di quanto registrato nel corso del 2017, sono “indecorose e inaccettabili” e ha parlato, tra le altre cose, di “bagni alla turca senza porte e materassi in cui nessuno vorrebbe dormire”. Le condizioni di sicurezza sono praticamente inesistenti, determinando una gravissima lesione ai diritti fondamentali delle persone, ancor più se vulnerabili, nuclei familiari o minori che si trovano a convivere spazi con cittadini adulti, per la maggior parte di genere maschile. In questo momento sono trattenute nel centro circa 180 persone, di circa 165 costituite da uomini adulti soli. Ciascuno degli ospiti è nelle condizioni di fare ingresso di fatto in tutte le strutture abitative. Tutti gli ospiti dormono in grandi stanze dove sono presenti solo materassi, senza armadi, comodini o ripiani di alcun genere. Tutti i beni dei cittadini stranieri sono tenuti sui letti. I materassi sono costituiti da un sottile strato di gommapiuma, spesso danneggiato e in pessime 7 condizioni di pulizia. Non ci sono lenzuola oppure sono di carta e vengono sostituiti dopo settimane, quando ormai sono danneggiati in modo evidente e irreparabile. Nello specifico, le condizioni vissute da nuclei familiari con minori sono drammatiche. Ad es, il nucleo familiare della minore che nella giornata dell’8 marzo 2018 ha subito lesioni, composto dalla minore e dai suoi genitori, è stato alloggiato per molti giorni nello stesso corridoio con altri uomini soli e la donna ha dichiarato di aver subito un tentativo di stupro da parte di un altro ospite della struttura. La figlia, presente sul luogo dell’aggressione, ha di conseguenza avuto una sorta di attacco di panico dettato dall’ansia e dalla paura. Per le due ore successive la bambina è rimasta priva di sensi ed è stata, infine, accompagnata al presidio sanitario all’interno del centro. Un secondo nucleo familiare, composto da un padre e due minori, entrambi affetti da gravi patologie, è presente nel centro dallo scorso 15 gennaio. Sono, altresì, presenti nel centro altri minori non accompagnati che vivono con adulti ed in assenza di garanzie per la loro incolumità e sicurezza. I legali delle Associazioni sopra menzionate - in rappresentanza di diverse organizzazioni, tra cui la Campagna LasciateCIEntrare e le realtà che ne fanno parte - hanno formalmente chiesto al Prefetto di Agrigento ed al Questore di Agrigento l’immediato trasferimento dei due nuclei familiari sopra menzionati, oltre che di altri soggetti vulnerabili (donne, minori non accompagnati e malati), in strutture idonee ad ospitarli, ma ad oggi alcun riscontro è pervenuto dalle Autorità adite. Nonostante il gravissimo rischio e pericolo a cui sono esposti e i danni fisici e morali che si stanno producendo in capo ai minori coinvolti (che non hanno assistenza sanitaria adeguata, non ricevono un’istruzione, hanno subito lesioni durante gli scontri dell’8 marzo 2018 e, in alcuni casi, hanno assistito ad atti di violenza inaudita durante il trattenimento), nessuno dei soggetti interpellati ha contattato i difensori dei nuclei familiari.
Chiediamo dunque alle autorità italiane di porre fine alle violazioni e di organizzare l’immediato trasferimento di tutte le persone in una struttura adatta alle loro necessità.
Come società civile, continuaremo a monitorare insieme ai migranti che dai centri portano avanti una lotta che non trova alcuna risposta da parte delle istituzioni. Alla nostra Campagna negano qualsiasi accesso definendoci "inadeguati od ostili". Ed hanno ragione: siamo inadeguati ad adattarci agli abusi ed ostili contro chi viola i diritti delle persone, a maggior ragione quelli dei bambini.
Per rileggere la nostra posizione, clicca qui.
Incendi, detenzioni illegali, docce anti scabbia, addirittura un parlamentare che vi si rinchiude per "attirare" l'attenzione sulle violazioni dei diritti umani. Un luogo "simbolo" sull'isola di Lampedusa, un centro di riconoscimento e smistamento che finalmente viene, temporaneamente, svuotato. Questo è l'ex CIE ed ora HOTSPOT di Lampedusa.
Come Campagna LasciateCIEntrare abbiamo più volte visitato quel centro con giornalisti ed avvocati ed attivisti, ma dalla sua riconversione in HOTSPOT così come negli attuali CPR (Centri di Permanenza per i Rimpatri) non ci è più stato autorizzato l'ingresso dal Ministero dell'Interno. Black out, censura, chiamiamola come vogliamo, la realtà è che anche l'ultimo governo Gentiloni/Minniti non ha voluto, scientemente, negligentemente, affrontare qualcosa che da anni viene denunciato dalla società civile e dai richiedenti asilo che vi erano trattenuti.
Dalle "bocche cucite" dei cittadini tunisini contro i rimpatri, alle proteste dei rifugiati eritrei contro l'identificazione forzata e il prelievo delle impronte, l'HOTSPOT non è solamente un luogo simbolo di malaccoglienza, ma un approccio politico promosso dall’Unione europea di sistematica violazione dei diritti umani e limitazione della libertà di movimento delle persone. Amnesty International lo ha denunciato nel rapporto "Hotspot Italia", rimasto - come altre denunce della nostra campagna - lettera morta. Il rapporto mostra chiaramente come l'identificazione e la selezione arbitraria tra migranti economici e rifugiati al momento dell’arrivo ha compromesso il diritto a chiedere asilo, alimentando anche agghiaccianti episodi di violenza, con l’uso di pestaggi, elettroshock e umiliazioni sessuali.
Le ultime immagini ricevute dall'interno di quel centro, solo qualche notte fa, ci mostravano una rivolta interna per protestare contro le condizioni disumani e degradanti. Ci mostravano poliziotti in tenuta antisommossa "placare" gli animi, compreso quello di una bambina di soli otto anni, trasferita d'urgenza al presidio medico per le ferite riportate.
Su questi fatti anche ASGI, CILD ed Indiewatch hanno pubblicato una puntuale denuncia, compreso un procedimento verso la CEDU.
Cos'altro deve succedere perché la politica italiani si accorga quanto è evidente?
Questi luoghi di concentramento sono l'aberrazione del nostro sistema di "accoglienza". Sono la punta di un iceberg che naviga a vista nel sistema paludoso di governi di destra e di sinistra che nulla hanno fatto nonostante il nostro paese sia quello dell'Europa che si affaccia su un mare un tempo luogo di scambio di culture, ora luogo di "guerra" ai migranti e alle ONG che prestano soccorso. Nonostante le indagini su Mafia Capitale e i suoi infiniti rivoli in tutte le Regioni d'Italia, perché l'immigrazione fa gola a molti, vorremmo infatti sapere perché il mega centro di Mineo è ancora aperto. Nonostante le Commissioni di inchiesta fallimentari, nonostante le morti nei CIE e nei centri di accoglienza (Gradisca, Crotone, Bari, Cona), nonostante un Papa che chiede al mondo. proprio da Lampedusa e Roma (il centro simbolico ed il centro politico). di non scadere nella globalizzazione dell'indifferenza.
Il centro di Lampedusa viene temporaneamente svuotato, la sua chiusura momentanea appare più un modo per cancellare le prove di un misfatto.
A maggior ragione se i trasferimenti dei cittadini tunisini sono stati fatti verso un CPR.
Il quadro che emerge è quello dell'ennesimo fallimento, un cortocircuito dove i diritti delle persone sono pedine sacrificabili, in attesa dell'ennesimo scandalo.
Se questo fosse un paese civile l'HOTSPOT di Lampedusa rimarrebbe definitivamente chiuso.
#NOIVIACCUSIAMO
Campagna LasciateCIEntrare
Appuntamento a Sassari il prossimo 17 marzo con il dibattito "Accoglienza in Sardegna: tra crisi, violazioni, contraddizioni e buone pratiche"
Introduce e facilita il dibattito:
Sassari città aperta – controllo popolare dei Cas e resoconto dei primi sei mesi di attivismo tra le fila dell'antirazzismo
Interverranno:
LascaiteCIEntrare Cagliari – Intervengono Francesca Mazzuzi e Yasmine Accardo
La campagna LasciateCIEntrare nasce nel 2011 per contrastare una circolare del Ministero dell'Interno che vietava l'accesso agli organi di stampa nei CIE, nei Cara e nei Cas. LasciateCIEentrare ha ottenuto l'abrogazione della circolare e oggi si batte per la chiusura dei centri e la riformulazione delle politiche sull'immigrazione.
A.S.C.E. – Associazione contro l'emarginazione - Interviene Enrico Puddu, Coordinatore sportelli di segretariato sociale ASCE
L’Associazione Sarda contro l'Emarginazione, viene fondata nel 1988 allo scopo di combattere ogni fenomeno e causa di emarginazione e discriminazione sociale. Prendendo atto delle difficoltà che vengono incontrate da migranti, nuovi cittadini e vaste fasce della popolazione autoctona nel far valere i loro diritti, l'associazione ha deciso di dar vita ad un percorso politico di segretariato sociale, attraverso la creazione di Sportelli su tutto il territorio regionale.
Gli sportelli, siti a Cagliari, Nuoro, Sassari e Alghero, hanno come obiettivo quello di aiutare gli utenti a svolgere il normale espletamento delle pratiche burocratiche, vicissitudini legali e, inoltre, si propongono di essere un punto di ascolto dei loro bisogni e necessità.
Una particolare attenzione è riservata all’espletamento delle pratiche di rinnovo del permesso di soggiorno, richieste cittadinanza, richieste di asilo, lavoro e casa. Gli Sportelli oltre a lavorare in rete tra di loro e un più ampio Gruppo politico che si occupa di queste tematiche, è inoltre collegato ad altre realtà sul territorio come USB, AS.I.A sindacato inquilini, Movimento lotta per la casa Casteddu, ME-TI, Bixinau, Res Publica, Nuoro Migrantes, Sassari città a perta e vari altri soggetti attivi sul territorio.
Casa Moro e Nuoro Migrantes – Interviene Barbara Sanna
L’associazione Nuoro Migrantes nasce a luglio 2016 da un nucleo di cittadini nuoresi sensibili alle problematiche legate alla nuova immigrazione dai paesi del continente africano. La spinta iniziale fu data dalla constatazione della presenza sempre più incisiva di migranti nella nostra città che per vari motivi si allontanavano dai Centri di Accoglienza Straordinaria e, non potendovi più fare ritorno, cercavano rifugio ove possibile. Inizialmente si è cercato di aiutarli con mezzi di fortuna, spesso pagando dei bed and breakfast o garantendo un pasto caldo.
Perciò i volontari di Casa Moro sono riusciti a ottenere la gestione di una casa, donata gentilmente in comodato d’uso gratuito. La casa, costituita da un piccolo salotto, bagno, cucina e tre camere da letto con 7 posti letto, è diventata presto una casa di accoglienza alternativa ai CAS presenti in tutta l’isola.
La prima idea di accoglienza straordinaria è stata presto soppiantata dall’esigenza di seguire gli ospiti in maniera più incisiva, dando loro non solo la possibilità di stare in una casa le cui spese di gestione sono coperte dalla parrocchia e dall’associazione, ma anche di acquisire gli strumenti necessari per inserirsi nella nuova realtà italiana e sarda. Questi strumenti consistono per lo più in corsi di italiano, corsi di formazione professionale, servizio di mediazione culturale e linguistica, servizio legale, assistenza sanitaria.
Per offrire questi servizi l’associazione si è avvalsa di professionisti che hanno lavorato e lavorano a stretto contatto con i ragazzi per costruire con loro un percorso finalizzato a renderli autonomi nella gestione del proprio progetto di vita.
Comunità parrocchiale di Ploaghe – Casi virtuosi di accoglienza e di buone pratiche della solidarietà. Storia di una comunità solidale e accogliente.
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Proiezione di corti documentari a cura di 4CaniperStrada:
"Oltre I Miei Confini" (12', 2016, Liceo Castelvì di Sassari)
Dal giardino della scuola, Antonio afferma il desiderio di oltrepassare i propri confini. Il documentario raccoglie le testimonianze di tre persone-differenti per età, sesso e provenienza le storie si intrecciano e che riflettono intorno al tema della migrazione.
"Nako - La Terra" (11', 2016, di H. Kourouma, A. Hashi,L. Manka)
Il film racconta di lavoro, di aspirazioni e dei sogni di persone migranti che si trovano in un centro di accoglienza nel centro della Sardegna, Sarule (NU).
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Prenderanno parte al dibattito: i referenti degli sportelli legali, associazioni che propongono attività legate alla multiculturalità e all'insegnamento della lingua italiana, le associazioni e i singoli che fanno parte dell'assemblea di pressione politica Sassari città aperta.
Seguirà Musica e danza africana con Salia, Makalou, Bakary, Baba e Lamin e aperitivo solidale di autofinanziamento (tutti i contributi dolci o salati sono benvenuti nel banchetto)
Per la libertà di movimento, no al razzismo … una Sassari multiculturale esiste!
Vi aspettiamo!
A Cosenza, torna FieraInMensa: l'esperienza nata nel lontano 2002 dall’incontro di realtà ecclesiali, associative e di movimento impegnate in percorsi di accoglienza ed inclusione sociale. FieraInMensa rappresenta lo sforzo di una comunità senza pregiudizi, che accoglie i migranti presenti in città durante la Fiera di San Giuseppe, offrendo loro gratuitamente servizi di accoglienza di base, distribuendo migliaia di pasti, fornendo assistenza legale, sanitaria e servizio internet gratuito e creando momenti di incontro, conoscenza e confronto aperti a tutta la cittadinanza bruzia.
Accogliere è l’unico atteggiamento adeguato per affrontare crisi migratorie, ambientali e climatiche come quella che l’Europa sta vivendo negli ultimi anni. Dalla sua posizione privilegiata al centro del Mar Mediterraneo, Cosenza rifiuta la guerra e la violenza che generano le migrazioni. Non accettiamo di fare divisioni tra gli ultimi in base alla loro nazionalità o al colore della pelle. Un ricco calendario di eventi culturali per proporre nuovi stili di vita, tesi a ridurre le diseguaglianze e lo sfruttamento di risorse naturali, che sono spesso le fondamenta su cui si innestano i fenomeni migratori, promuovendo una idea antica di umanità, in cui tutti i popoli sono una sorgente inestinguibile di pace.
Presso le Officine Babilonia verranno proiettati durante le serate della Fiera i seguenti film: Lettere dal sahara, Mediterranea, Timbuktu e Terremere. Inoltre le Officine Babilonia ospiterrano il 18 Marzo alle ore 22:00 il Concerto “Chini c’è c’è in concerto – etno/jam session dal mondo”.
Sabato 10 Marzo, presso il Chiostro di San Domenico, ci sarà la presentazione di FieraInMensa 2018. Alle 17:30 inizieremo con la conferenza stampa, mentre alle 18:00 ci sarà la proiezione del cortometraggio “The Dead Sea”(premio Migrantes al MyArt festival). A seguire, alle 18:30 discuteremo di “Libia frontiera del Mediterraneo” insieme a Bianca Benvenuti (Medici Senza Frontiere), Sanogo Yaya (attivista Auser Savuto) ed Emilia Corea (Equipe multidisciplinare vittime di tortura). Nel corso dell’iniziativa, sarà possibile riflettere attraverso due esposizioni “Mors Omnia Solvit” di G. Greco e “Migrant Hotel” di Fabrizio Liuzzi, un progetto fotografico le cui immagini sono state scattate durante le visite che la nostra Campagna svolge su tutto il territorio. Immagini che documentano e raccontano alcune realtà dell'accoglienza in Calabria nei CAS (centri di accoglienza straordinaria) che troppo spesso diventano dei non luoghi, dove i diritti umani vengo calpestati dagli interessi economici dei privati gestori. La mostra sarà fruibile fino al 19 Marzo nel Chiostro di San Domenico.
Ci vediamo a Cosenza!
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