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Presentato stamane, presso la Camera dei Deputati, il Dossier realizzato da Asgi, Cild e Indie Watch, sulla situazione dell’Hotspot di Lampedusa. Presente la Campagna LasciateCIEntrare.  Il dossier racconta dettagliatamente le palesi ed inaccettabili violazioni dei diritti umani. In particolare, le violenze e le percosse ingiustificate sui migranti – minori compresi - da parte della Polizia. Come Campagna, abbiamo più volte visitato quel centro con giornalisti ed avvocati ed attivisti prima della sua riconversione in Hotspot: un luogo simbolo di concentramento e malaccoglienza, emblema dell’ approccio politico UE di sistematica violazione dei diritti umani e limitazione della libertà di movimento delle persone. Un limbo giuridico in un contesto di inadeguatezza politica che rappresenta l’ennesimo fallimento UE. Resta alta, inoltre, l’attenzione della Campagna sulla situazione dei C.P.R. di Torino, Brindisi e Potenza in cui un centinaio di persone sono state trasferite dopo la chiusura temporanea della struttura. Negli scorsi giorni, a seguito di numerose segnalazioni, LasciateCIEntrare ha effettuato l’ingresso nel C.P.R di Palazzo San Gervasio rilevando ulteriori e gravi violazioni ai danni dei cittadini tuninisini trasferiti dall’isola: dai cittadini richiedenti asilo che non hanno avuto accesso alla difesa se non dopo pressioni della rete, alla violenza ingiustificata della polizia. La risultanza del monitoraggio in loco, che conferma il centro potentino come luogo di abusi e di segregazione, è stata trasmessa al Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale e alle istituzioni competenti. Il quadro emerso è quello di un cortocircuito dove i diritti sono pedine sacrificabili in strutture dichiaratamente inadeguate che necessitano di chiusura definitiva, in attesa di un cambio radicale di paradigma che rimetta al centro i diritti inviolabili e la dignità delle persone migranti.

 

Poco prima della mezzanotte di ieri sera, sei cittadini tunisini tentano la fuga dal CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio) di Palazzo san Gervasio, ma vengono bloccati con l’uso di gas lacrimogeni e manganelli. Due di loro riescono a fuggire.

Ci viene riferito che alcuni si trovano nel CPR da 6 mesi, altri da oltre 9 mesi. Giunti in Italia avevano chiesto di poter far domanda di protezione internazionale e credevano che sarebbero stati portati in un centro di accoglienza. Ancora oggi non capiscono se il luogo in cui si trovano sia un centro di accoglienza o meno. Da noi ricevono l’informazione che il luogo in cui sono detenuti è un centro per il rimpatrio. Sono riusciti a formalizzare domanda d’asilo solo all’interno del CPR.

Riferiscono di non ricevere le cure mediche e di aver richiesto più volte assistenza senza riceverla. Tra loro vi è un cittadino tunisino con problemi cardiaci; un altro cittadino tunisino è in sciopero della fame da 8 giorni in forte stato depressivo. Fino al 26 aprile era presente nel centro un signore tunisino con problemi di deambulazione costretto ad utilizzare una sedia a rotelle, che in data odierna è stato trasferito altrove.

Intorno alle 17 di oggi ci dicono di essere fortemente preoccupati per la presenza di ben 5 camionette di polizia con 80 poliziotti, pronti ad infierire contro di loro.

Continua ad essere presente nel centro un cittadino curdo siriano che in questo momento (ore 17 ndr.) minaccia di uccidersi se entrano i poliziotti. Altre due persone (probabilemente di nazionalità tunisina) minacciano di impiccarsi.

Tutti si chiedono il motivo di questa permanenza prolungata (dai 6 ai 10 mesi). Il CPR continua ad essere un luogo detentivo di abusi e di repressione, indegno di un Paese cosiddetto civile.

Chiediamo che si metta fine a questi centri di segregazione e di violenza.

Campagna LasciateCIEntrare, Legal Team Italia, Osservatorio Migranti Basilicata

 

A cura della Campagna LasciateCIEntrare, in collaborazione con Gruppo lavoro rifugiati di Bari e Progetto Melting Pot Europa

Nell’ordinamento italiano la residenza costituisce un diritto del cittadino e afferisce al diritto costituzionale che tutela la libertà di circolazione e soggiorno «in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza» (art. 16 Cost.).

Nell’ultimo decennio molte amministrazioni comunali, soprattutto nei confronti dei cittadini stranieri e dei poveri, hanno adottato misure volte a restringere i requisiti per l’iscrizione anagrafica evidenziando grande distanza tra tali interpretazioni e ciò che prevedono le leggi vigenti. E dove non intervengono direttamente i Comuni sono le prassi arbitrarie degli uffici dell’immigrazione a limitare un diritto sostanziale.

La residenza anagrafica non può infatti essere considerata come una "semplice" questione burocratica poichè costituisce in realtà il presupposto per l’esercizio di numerosi diritti, pertanto può essere definita come un "diritto a esercitare altri diritti".

Il convegno formativo, a partire dal toolkit realizzato dalla Campagna LasciateCIEntrare, si propone di fare chiarezza sulle leggi vigenti e di analizzare quali sono le prassi che negando questo diritto non garantiscono molti altri diritti costituzionalmente previsti.

Il convegno si terrà il 15 giugno, dalle 9:00 alle 17:00, presso il Cineporto di Bari- Via Lungomare Starita, 1.

Per scaricare il programma completo, clicca qui.

Per effettuare l’iscrizione gratuita, clicca qui.

Per info: formazione@meltingpot.org

NB: E' in corso, a cura del G.R.L Onlus di Bari, la richiesta di accreditamento presso i Consigli degli ordini degli Avvocati e degli Assistenti Sociali. Al termine del corso verrà rilasciato a tutti i frequentanti un attestato di partecipazione

 

 

Un libretto ribelle per il diritto alla residenza: così può essere definito il nuovo toolkit della Campagna LasciateCIEntrare che, attraverso un monitoraggio annuale, ha raccolto le prassi differenti dei diversi uffici amministrativi in tutt’Italia e le strategie attuate dalle realtà territoriali per resistere alle discriminazioni e all’arbitrarietà burocratica.

Nonostante le norme vigenti riconoscano il diritto alla residenza per chiunque soggiorni regolarmente sul territorio italiano, infatti, molti richiedenti asilo continuano a non essere iscritti all’anagrafe e sempre più migranti senza fissa dimora non riescono ad accedere alla residenza fittizia in un dedalo di impedimenti tra uffici anagrafe di Comuni che non hanno le liste per la residenza fittizia e questure che continuano a richiedere, del tutto illegittimamente, il requisito della residenza per i rinnovi dei permessi di soggiorno. Stessa cosa avviene per i lavoratori delle campagne nel sud Italia che impossibilitati a iscriversi all'anagrafe non riescono ad accedere al diritto pubblico alla salute.

La guida pratica della Campagna è una risposta a quelle prassi arbitrarie che da nord a sud del Paese determinano non solo una negazione di diritti sanciti ma anche un aggravio delle condizioni di vita delle persone. Ad esempio, a Roma ci vogliono mesi e mesi di attesa delle valutazioni degli Assistenti sociali per ricevere una risposta rispetto alla richiesta di residenza fittizia; 12 sono invece i mesi di permanenza sul territorio comunale di Trento per poter sperare di accedere all’iscrizione alla via fittizia.

Attese ed abusi che incrementano il traffico della compravendita di residenze false e moltiplicano la caduta nell’irregolarità di coloro che pur potendo rinnovare il proprio permesso, si trovano invece bloccati a causa dell’illecita richiesta delle questure della residenza e dall’impossibilità di iscriversi all’anagrafe.

Dal quadro che emerge l’Italia appare tutto fuorché uno Stato unico: nei cunicoli delle amministrazioni si perdono, infatti, le norme che dovrebbero essere uniche e garantire tutti i cittadini senza alcuna discriminazione etnica o di classe sociale.

Il lavoro di LasciateCIEntrare non denuncia solo una situazione esistente e cristallizzata ma vuole essere uno strumento di lotta e pressione verso le istituzioni per richiedere a livello nazionale il rispetto delle norme per l’accesso all’iscrizione anagrafica e che le prassi di attuazione siano omogenee in tutta la penisola.

La Campagna si augura che inizi un periodo di lotte comuni per il rispetto di quelle leggi che la maggior parte degli uffici comunali e Questure disattendono e per il diritto ai documenti per tutti quei migranti presenti in Italia e resi invisibili da prassi discriminatorie.

A questo primo toolkit ne seguirà un altro relativo alle prassi illegittime delle Questure che limitano l’accesso dei migranti alla procedure per la richiesta di protezione internazionale.

Tutti i materiali sono scaricabili gratuitamente su DropCanvas (non è necessaria registrazione) o tramite GoogleDrive.

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