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Il 16 agosto, alle ore 8.20, inizia l’odissea dei migranti soccorsi dalla nave “Diciotti” della Guardia Costiera italiana. Dopo il rifiuto delle autorità maltesi allo sbarco e dopo diversi giorni di navigazione in mare, il 20 agosto, il Ministero dei Trasporti italiano autorizza l’approdo della nave presso il porto di Catania.
 
Tuttavia solo tramite i social - twitter e facebook - il comandante della “Diciotti” apprende che il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, non avrebbe autorizzo lo sbarco dei 177 migranti presenti.
 
Grazie alle numerose pressioni delle organizzazioni umanitarie, il 22 agosto, viene autorizzato lo sbarco solo dei 27 minori presenti a bordo, che riversano in gravissimo stato di denutrizione: “con gambe dello stesso diametro del polso” come testimoniato da una attivista dell’associazione Terre des Hommes.
 
Per i restanti 150 migranti continua il trattenimento illegittimo presso la nave, in condizioni inumane e degradanti. Le persone sono costrette a stare da giorni in assenza di adeguati servizi igienici (sono solo due i bagni chimici presenti), una pompa è l’unica possibilità di acqua corrente per la pulizia personale, vivono stipati sul ponte con dei tendoni che li riparano dal caldo e dalla pioggia. Si tratta di uomini e donne che riversano in condizioni fisiche e psicologiche già gravissime: tutti viaggiano da 1 a 3 anni; tutti sono passati dall’inferno dei campi di detenzione libici subendo torture, stupri e vessazioni; molti sono i casi di scabbia e di denutrizione.
 
Tutti migranti che , nonostante la presunzione di “irregolarità” paventata in maniera vergognosa dal Ministro Salvini, avrebbero il diritto di ottenere lo status di rifugiato, provenendo da Paesi quali l’Eritrea, la Siria, l’Egitto, la Somalia.
 
“Il trattenimento, da oramai cinque giorni, di 150 persone che ,pur trovandosi in territorio italiano, sono private della loro libertà senza alcun valido motivo, risulta non più tollerabile” - dichiarano le associazioni LasciateCIEentrare ed Alterego - Fabbrica dei Diritti - “Il Ministro dell’Interno Salvini ed il Governo stanno adottando dei provvedimenti che violano i più basilari diritti umani e le norme internazionali e nazionali, mettendo a rischio la stessa tenuta democratica del nostro Paese.Non si può accettare, infatti, che degli esseri umani vengano utilizzati come merce di scambio e diventino degli ostaggi utilizzati per finalità di politica internazionale;non si può accettare che le nostre istituzioni agiscano in sfregio dello Stato di diritto”.
 
Per questo, le due associazioni, assistite dagli Avvocati Salvatore e Giuliano Di Pardo, hanno deciso di depositare un ricorso al Presidente del Tar Sicilia, in cui chiediamo un’assunzione di responsabilità da parte dell’autorità giudiziaria, nel porre fine all’ illegittimo trattenimento dei migranti sulla nave Diciotti.
 
“Già nelle prossime ore il presidente del Tar Catania potrebbe pronunciarsi sul ricorso ante causam proposto contro il provvedimento con cui il Ministro degli Interni, Salvini, sta violando tutte le procedure operative standard previste dalla vigente normativa, impedendo lo sbarco dei migranti presenti sulla nave diciotti” - dichiarano gli avvocati- “In realtà tale provvedimento non è noto nei suoi contenuti ma ne sono chiari gli effetti, atteso che di fatto i migranti risultano trattenuti sulla nave della marina militare italiana. In realtà non ne neppure chiaro il motivo, atteso che gli stessi non sono irregolari poiché sono stati imbarcati dalla nave militare italiana in acque di competenza maltese. A seguito del ricorso comunque il Ministero dovrà difendere e costituirsi in giudizio producendo il provvedimento di cui peraltro è stata chiesta l'esibizione dinanzi al giudice amministrativo. Questo agevolerà anche i magistrati della Procura che per capire chi ha fatto il provvedimento e cosa in tale provvedimento sia scritto sono partiti da Catania e vanno verso la sede del Ministero a roma per interrogare i funzionari del Viminale”.
 
Le associazioni Alterego- Fabbrica dei Diritti e LasciateCIEntrare richiedono l'immediato rilascio dei 150 migranti "ostaggi" del Ministero dell'Interno e del Governo Italiano, reo di violare la Costituzione Italiana, le Convenzioni Internazionali e qualsiasi principio di dignità umana.

La barbarie delle guerre, delle torture, delle violenze estreme, l’efferatezza di una guerra totale fomentata dall’Occidente attraverso politiche economiche e conflitti creati ad arte, non sembra turbare le coscienze sopite di questa parte del mondo. Coscienze allarmate, invece, solo dal nazionalistico timore di ospitare sui propri territori persone dal colore della pelle diverso.

Uomini, donne e bambini che intraprendono il “viaggio per la vita” – quel viaggio che sempre più spesso si tramuta in “viaggio della morte” - pagano un prezzo salatissimo: annegamenti, respingimenti, reclusione nei “limbi della pseudoaccoglienza”, privazione e negazione dei diritti più elementari. È questo l’inferno dei “graziati”, di coloro che non finiscono nelle bare di stato, nelle fosse comuni di Lampedusa o sepolti in fondo a quel cimitero a cielo aperto che si chiama Mediterraneo. Welcome refugees, benvenuti nella civiltà! La civiltà di un’Europa miope, indifferente, ripiegata sul proprio egoismo. La civiltà di un paese che plaude ai proclami nazifascisti di chi impone politiche di chiusura, di rifiuto, di negazione. Di chi semina odio e intolleranza, nell’inappuntabile continuità dei governi che lo hanno preceduto alla guida del paese. Di chi ha inaugurato, con l’Emergenza Nord-Africa prima e con il Piano di Accoglienza Straordinaria poi, le stagioni della vergogna e della disumanità. L’accoglienza che si edifica sulla logica dei numeri: il numero degli appalti, quello dei pasti distribuiti, quello delle rette giornaliere erogate da prefetture compiacenti.

La Campagna “LasciateCIEntrare” denuncia, da anni, il malaffare che sta dietro all’accoglienza emergenziale. Infinite volte abbiamo toccato con mano il lerciume che sta dietro agli appalti milionari sulla pelle dei migranti. Sempre abbiamo denunciato! Consapevoli delle ritorsioni che, inevitabilmente, sarebbero sopraggiunte. Incuranti delle minacce, delle intimidazioni, dei ricatti, a volte dal sapore vagamente mafioso. La notizia delle denunce pervenute nei confronti di un nostro grande amico ed ex attivista, Maurizio Alfano, nell’esercizio del suo incarico istituzionale, quale coordinatore della consulta regionale sui MSNA, e della giornalista RAI Maria Elena Scandaliato, ci indigna fortemente.

Ci indigna il fatto che in un momento storico in cui i diritti fondamentali dell’essere umano vengono costantemente e consapevolmente annullati in nome di nuovi e feroci nazionalismi di mussoliniana memoria, ledendo qualsivoglia norma giuridica e di civiltà/umanità, due persone vengano denunciate semplicemente per aver svolto il proprio lavoro e aver adempiuto al loro dovere di essere umani. Denunciati per aver portato alla luce i soprusi perpretati sulla pelle di minori stranieri non accompagnati in un centro di accoglienza del vibonese. Soprusi che la Campagna LasciateCIEntrare aveva segnalato al Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Calabria, in seguito a numerose segnalazioni.

Siamo, quindi, vicini a Maurizio e Maria Elena, così come saremo sempre vicini a chi, in maniera seria, coraggiosa e determinata si impegna a lottare, sempre e comunque, contro gli abusi e le angherie dei carnefici della terra.

Ribadiamo ancora una volta, a sciacalli e affaristi, che non cederemo mai il passo all’indifferenza.

Ribadiamo ancora una volta, a tutti i fabbricanti di odio e intolleranza, che non arretreremo nella difesa di chi non ha voce.

L'art. 1 della Convenzione contro la tortura, approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1984, definisce tortura "ogni atto per mezzo del quale un dolore o delle sofferenze acute, sia fisiche che mentali, vengono deliberatamente inflitte a una persona da agenti della pubblica amministrazione o su loro istigazione o comunque da altre persone che agiscono in posizione ufficiale […]”.

Tale definizione è quella che ha ottenuto il più ampio riconoscimento a livello mondiale: alla fine del 1998 la convenzione è stata ratificata da 122 paesi. Nonostante sia vietata da numerose convenzioni internazionali, prima fra tutte la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, la sua pratica è denunciata in oltre cento paesi nel mondo.

Secondo i dati raccolti nel 2017 da Medici per i Diritti Umani, e secondo numerosi altri studi, almeno l’85% dei richiedenti asilo che vivono in Italia ha subito in Libia forme di tortura grave o abusi, e nello specifico il 79% è stato trattenuto/detenuto in luoghi sovraffollati ed in pessime condizioni igienico sanitarie, il 60% ha subito costanti deprivazioni di cibo, acqua e cure mediche, il 55% gravi e ripetute percosse e percentuali inferiori ma comunque rilevanti stupri, ustioni, falaka (percosse alle piante dei piedi), torture da sospensione, obbligo ad assistere alla tortura o all'uccisione di terzi e ancora altre efferatezze. I dati sono, evidentemente, sottostimati, ma offrono un quadro chiaro relativo alle violenze sistematiche a cui vengono sottoposti tutti i migranti che giungono dalla Libia nel nostro paese.

Il Seminario formativo, partendo dalla descrizione dell'attuale situazione politica nel paese nord africano, dalle nozioni giuridiche sul diritto di asilo e dall’analisi del sistema di accoglienza italiano, cercherà di fornire gli strumenti medico-legali per riconoscere la tortura nei richiedenti e titolari protezione internazionale o umanitaria.

Il Seminario si terrà nelle giornate del 21 e 22 settembre, presso la sede Regione Calabria ex INAPLI di Cosenza, in via C. Gabriele, 49.

Le iscrizioni sono limitate a 150 persone.

Per scaricare il programma completo, clicca qui.

Per effettuare l’iscrizione gratuita, clicca qui.

Per info: lasciatecientrarecs@gmail.com - formazione@meltingpot.org

La diretta streaming del convegno è disponibile sul canale Youtube della Campagna cliccando qui.

N.B.: è in corso la richiesta di accreditamento presso i Consigli degli Ordini degli Avvocati, degli Assistenti Sociali e dei Giornalisti. Al termine del corso verrà rilasciato a tutti i frequentanti un attestato di partecipazione.

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